
Negli anni dove l’attività industriale era predominante, Sesto aveva un’anima anche se morfologicamente era brutta. La fabbrica era il motore economico, sociale e culturale. La città le girava intorno, e non solo urbanisticamente.
La vita sociale si caratterizzava nei numerosi circoli operai, nell’attività politica, negli stessi oratori, nei circoli culturali, nell’attività di integrazione sociale e politica delle allora amministrazioni comunali.
Oggi che le fabbriche non ci sono più, che si gode di spazi di verde, allora impensabili, di strade carreggiabili, di interventi architettonici e di recuperi interessanti, Sesto non c’è più. Lo stesso recupero delle aree Falck, così come concepito, sarà la tomba di ogni aspirazione futura.
Sesto è destinata ad essere un quartiere periferico di Milano, con alcune eccellenze da mostrare, ma senza alcuna identità. Il voto alla destra del 2017, e la riconferma dello scorso giugno, rappresenta la fotografia perfetta di una metamorfosi non governata, orami irreversibile.
La sinistra (pardon il centrosinistra) invece di seguire le lucciole dovrebbe riflettere su questo e iniziare a costruire un nuovo percorso politico, sociale, culturale, ma anche storico.
Per la serie: “Anche le repubbliche sono a volte governate da re nudi“. (S. J. L.)
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Non è bastata la batosta del risultato elettorale? Che fa il PD ? È ancora in letargo ? Lo spirito battagliero di chi vuole realizzare un programma di trasformazione della città dove è finito? Sesto ed i sestesi meritano di più !
A Sesto non esiste solo il PD, ormai agonizzante, se si ripetono sempre le stesse cose con le stesse persone i risultati saranno sempre quelli. Sta nascendo un Terzo Polo con idee e prospettive riformatrici. Cambiare si può.