Potrebbe essere considerato l’ultimo tassello di un mosaico costruito sugli errori della sinistra. Non serve riflettere l’immagine dello specchio nazionale in cui si vede un segretario del Pd Enrico Letta, mettere in fila tutti gli errori possibili sul piano politico ed organizzativo.
E’ necessario prendere in esame il territorio e la sua peculiarità. L’evolversi della politica negli ultimi anni. Esaminare le richieste dei sestesi e le risposte che hanno ottenuto. La vittoria di Isabella Rauti di Fdi su Emanuele Fiano, del Pd, può essere letta in due modi: o come l’ennesima ferita per Sesto San Giovanni, Stalingrado d’Italia, umiliata da un risultato politico che non è più occasionale e legato alle sole amministrative; oppure come un segnale (ultimo) d’incapacità di quella parte della sinistra che per 70 anni ha avuto il timone di un’area dove tutto funzionava a modello per altri comuni e che ora si è sfaldata rimanendo in una specie di bolla dalla quale non si trova la strada per uscire e riprendere il dialogo con i cittadini.
La Malpezzi, esponente del Pd, ha descritto il risultato negativo come la somma di egoismi incrociati. Troppo poco per giustificare questa waterloo sestese. Noi aggiungiamo che nel pieno di una crisi politica dentro la sinistra, mentre a livello sociale ed economico c’è stata la rivoluzione, non si ha avuto la capacità di uscire dagli schemi dello stereotipo della contrapposizione sul fu fascismo.
Emanuele Fiano ha iniziato la sua campagna elettorale non parlando dei problemi di una Sesto che ha in corso investimenti milionari che cambieranno il volto della città e dove il governo dovrebbe vigilare sulle scelte, mettendo una spia di attenzione in linea con le richieste dei cittadini visto che a livello locale non sono stati considerati, ma ha cercato di mobilitare l’opinione pubblica sulla figura di Isabella Rauti, discendente di un partito che revoca momenti bui della storia italiana, sfidandola ad un confronto diretto in piazza Petazzi e rimettendo in primo piano lo stereotipo del fascista.
Isabella Rauti si è sottratta al confronto rispondendo di essere pronta a discutere dei problemi dei cittadini. Il risultato le ha dato ragione. Il risultato deve portare gli esponenti della Sinistra a Sesto a mettersi alle spalle definitivamente il periodo storico della contrapposizione e misurarsi sull’attualità dei problemi. In assenza di una autocritica reale e definitiva non si esce dall’equivoco, mentre le forze di destra conquistano terreno e fissano i termini per restare al comando per molti anni a venire.
Ma chi sono le forze di destra se non l’espressione più libera e democratica che si possa avere? Sono gli eletti attraverso il voto dei cittadini (in questo caso sestesi) che hanno espresso una preferenza finora inedita. Chiamatelo voto di protesta, di abbandono, di incompetenza ma resta il risultato di una realtà politica cambiata. Rimane il vuoto che si è creato tra la sinistra e la i cittadini che non si sentono più seguiti né rappresentati. E in questa situazione le chiacchiere stanno a zero. Fatti, non parole.
I cittadini (sestesi in questo caso) sono stufi di aspettare soluzioni ai problemi gravi degli ultimi tempi e delle contrapposizioni ideologiche non gli frega niente. E’ così complicato capirlo? Se non lo è e non si ha la capacità di entrare in questo nuovo modo di fare politica, si abbia il coraggio di uscire dalla scena definitivamente e dare spazio a chi ha voglia e capacità per ridare speranza a sinistra. Il campo degli sconfitti la smetta di criticare le “debolezze” di chi ha vinto, di mostrare tracotanza e pensi a riorganizzare la propria formazione politica dialogando con i cittadini e ascoltando i loro problemi. Non ci sono più le fabbriche? E allora si vada nelle piazze, nei pochi circoli rimasti, nelle società sportive, nelle parrocchie, nei centri sociali. Senza il contatto diretto con i propri cittadini non si hanno risultati. Ultima chiamata! (Raoul Rizzi)
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