SESTO SAN GIOVANNI – L’ultimo taglio, in ordine di tempo, dei due pini che si trovavano nello spiazzo di verde al Rondò, ha suscitato molte reazioni di dissenso nei cittadini, verso la giunta Di Stefano che da quando si è insediata ha abbattuto decine di alberi, compresi gli alberi del villaggio Falck, per ristrutturare strada e marciapiedi. Alberi che per molti avevano l’aspetto di essere ancora sani e non malati al punto da richiedere l’abbattimento.
Così è stato per i cedri secolari di piazza della Repubblica dove sono stati abbattuti sempre con la diagnosi di “ammalati” lasciando la rotonda con il monumento solo con l’erba. Ora è toccato ai pini del Rondò e quando i sestesi hanno visto le seghe in azione si sono ribellati ed hanno chiesto spiegazioni.
La risposta del Comune è stata la seguente: “Durante i lavori per la riqualificazione di piazza IV Novembre e per la realizzazione della pista ciclabile, abbiamo rilevato uno stato di sofferenza interna alla chioma con presenza di seccume nei due alberi Pinus Pinea, posti nell’aiuola appena sopra il mezzanino della Metropolitana.
Gli uffici del verde urbano hanno fatto immediatamente gli accertamenti predisponendo sia la VTA – Visual Tree Assessment (la metodologia che indaga le caratteristiche morfologiche e strutturali di un albero) sia il Pulling test (la prova di trazione controllata dell’albero che serve a simulare l’azione del vento ed il possibile carico di neve e pioggia sulla chioma e valuta la risposta delle radici a queste).
Entrambe queste prove hanno evidenziato un’alta criticità della stabilità alle radici degli alberi in caso di eventi atmosferici avversi. Fatte tutte le valutazioni, abbiamo dovuto prendere la decisione di abbattere i pini, per garantire la sicurezza sia ai mezzi di passaggio che ai tantissimi pedoni che camminano tutti i giorni sulla piazza“.
Per i cittadini ci sarebbe stata una valutazione troppo “approssimativa” e chiedono se la documentazione che accerti lo stato del reale pericolo che rappresentavano le piante sia dovuto veramente alla malattia incurabile tanto da doverli abbattere e non curare.
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