“Dalla premier apertura su molte cose. FI la aiuti invece di sabotarla. Il Pd? Infantile”. Cosi Calenda all’uscita dell’incontro con Giorgia Meloni. Non avevamo dubbi. D’altronde ci troviamo a che fare con una rappresentazione ionesca della politica.
Un gioco dove la realtà presentata è l’antitesi della verità dei fatti. A Calenda consiglieremmo di leggere un classico di Norberto Bobbio un grande studioso politico, non marxista, “Destra e sinistra ” che rappresenta con largo anticipo l’uso e il disuso della democrazia politica.
Bobbio scrive che laddove lo Stato si ritira dalla società più diventa difficile se non impossibile contenere le disuguaglianze. Anzi la concezione sociale darwiniana agevola l’ideologia della disuguaglianza. Infatti la destra a cui si rapporta Calenda è una destra gerarchica, nella concezione sociale, nelle etnie.
All’interno della stessa etnia di riferimento, la destra disprezza l’ultimo (vedi dichiarazioni del ministro della scuola e del merito) considerato peggiore dell’ultimo degli ultimi perché incapace di evolversi. Questa destra oggi al potere, sin dai primi giorni, ha mostrato questa propensione alla rappresentazione della disuguaglianza non come fattore sociale da superare con politiche organiche ma come elemento perenne e determinante di impostazione gerarchica.
Calenda ha tutto il diritto di perseguire la sua linea politica. Ci mancherebbe. Lo faccia, senza scomodare il riformismo che in bocca a lui diventa una bestemmia. (P. D. L.)
Quante dietrologie su un fatto così normale: l’opposizione che propone alternative sulla legge di bilancio. Ma siamo così abituati a un clima di scontro totale che abbiamo dimenticato come si lavora in una democrazia matura. (C. Calenda)