® Il governo Meloni ha confermato per legge che sulla carta d’identità rimarrà scritto madre e padre al posto di genitore 1 e genitore 2, definizione che obiettivamente, al di là del senso politico, appariva alquanto bruttina.
Un deciso passo indietro verso la parità e il riconoscimento del diritto alla costruzione della propria vita familiare. Il primo ad esultare il ministro Matteo Salvini che, ha subito chiosato “Mamma e papà, le parole più belle e dolci del mondo, non si toccano”.
Immediatamente, come succede sempre, a fargli da megafono il sindaco di Sesto Roberto Di Stefano che, esultante in un post ha definito questa decisone: “...Una scelta a difesa della famiglia costituita da mamma e papà“. Rispettabile per chi ci crede fermamente. Assolutamente no per chi si riempie la bocca della sacralità della famiglia senza averne una, pur essendo padre o madre, o magari averne più di una.
Ecco: questo bigottismo di maniera, questa strumentalizzazione, questa retorica nel pensare e agire, ci spinge a rivalutare al di là del significato che appoggiamo totalmente, anche la brutta dicitura genitore 1 e genitore 2.
Per la serie: “Il problema non è che razzolano male. Il problema è che predicano…Purtroppo“.
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