PENTAGRAMMA POLITICO / Il cambiamento di Sesto vissuto attraverso slogan e selfie senza una vera analisi dei bisogni, strategia, programma

Nel passato i risultati delle competizioni elettorali, venivano diligentemente esaminati dagli organi democratici dei partiti. Parliamo di organi democratici collettivi a cui erano affidate strategie e programmi. Oggi tutto si concentra sulla dichiarazione del leader di turno.

Manca la capacità di analisi,  perché manca la politica e mancano i partiti, veri strumenti di partecipazione democratica. Soprattutto manca la capacità di analisi dei mutamenti socioeconomici, delle traformazioni del tessuto sociale, dei mutamenti dei costumi e perfino di quelli antropologici.

Limitandoci alla realtà sestese, possiamo dire che la città rappresenta in pieno tutto ciò. La fine della realtà industriale ha inciso profondamente, anche perché identificava la città in tutta la sua complessità. Sesto era la fabbrica, la fabbrica era Sesto. Il crollo della grande industria manufatturiera ha creato vuoti sociali, culturali oltre che economici.

È maturato negli anni uno strato di emarginazione sociale che attraversa varie generazioni e che riempie col suo sbandamento vuoti politici e culturali. Uno strato sociale ampio che passa dal disinteresse, addirittura dal disprezzo della politica, alla partecipazione di pancia attirato da slogan, parole d’ordine qualunquiste e di lotta disperata e spesso violenta verso il diverso accusato di occupare spazi propri.

Sesto è una città che non sa più esserla. Non si riempiono i vuoti industriali con proposte che sfuggono a questi temi. Non basta esaltarsi per l’accoglimento di due eccellenze sanitarie, senza avere l’intelligenza di capire e analizzare la sua reale integrazione socioculturale. Non risolve alcun problema, anzi determina un anonimato che accentua la disgregazione. 

In questi anni gli amministratori si sono esaltati (e si esaltano) per la stazione a ponte, piuttosto che per quattro fioriere, per gli studentati, per la residenza verticale. Bene, anzi male. Ma la città è tale se vive di funzioni e se nel cambiamento riesce a mantenere le proprie radici rappresentate nella propria morfologia 

A Sesto non c’è uno straccio di proposta economica produttiva, non esiste alcuna analisi dei mutamenti avvenuti, non esiste un tentativo di segnare una marcata identità. Nulla. Pensare di costruire il futuro, senza mai fare alcun tentativo di approfondimento, limitandosi ad esaltarsi per qualche voto in più, piuttosto che per la partecipazione di qualche centinaia di persone al concerto di una band alla sagra cittadina dà l’idea della scarsa qualità della politica. (P. D. L.)



Categorie:Attualità, Politica

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